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martedì 29 aprile 2008

Un 28 Aprile indimenticabile...

Solo i romani possono capire! Da trentuno anni la Città Eterna era dominata da un'oligarchia cresciuta nel Partito Comunista che, con la sola parentesi craxiana di Carraro, ha regnato ininterrottamente. L'oligarchia comunista ha amministrato la città con arroganza, demagogia e spartizione, stipulato l'accordo forte con i palazzinari (e quindi con il quotidiano cittadino che è appunto di loro proprietà!) la giunta rosso/verde/rosa ha stretto da sempre un patto oligarchico. Dando circenses al popolo (festival, eventi spettacolari) ma pane solo ai potenti, il PCI, poi PdS, poi DS, poi Ulivo, ha sempre e soltanto perseguito una linea classista. Le periferie sono state penalizzate, fino a divenire praticamente isolate nei trasporti. La città è cosparsa di buche ma la giunta ha pensato sempre e soltanto a tracciare ovunque strisce blu, in maggioranza illegali, per rastrellare fondi. Fondi sperperati in obbrobri architetturali (il più atroce è quello che ha rovinato l'Ara Pacis!) e in festini trimalchionici. Roma ha preso a somigliare ogni giorno di più a un'Itaca in mano ai proci. Proci sdegnosi, arroganti, tronfi, pieni di sicumera. Sembrava che uno strano sortilegio, quasi una magia nera, impedisse alla città di liberarsi dalla cappa soffocante del cartello Veltroni, erede a sua volta di quello Petruccioli. Poi però nel giochino con la magia nera i proci hanno esagerato.

Il sacrilegio contro l'Ara Pacis non poteva non volgersi contro i profanatori; vieppiù perché gli fece seguito una mistificazione storico/archeologica concernente il Luperacale montata per cercare di fornire al nascente Pd un'inesistente radice tradizionale. Era troppo, troppo per Roma e per la Dea Roma. Ma non era ancora abbastanza! Veltroni, con atteggiamenti da satrapo, ha provato a strumentalizzare persino lo strazio della famiglia Mattei e dall'alto del suo trono appariva invincibile, intoccabile. Sembrava matematicamente impossibile che il suo predecessore–successore designato perdesse la città, calando in soli due anni di ben diciotto punti in percentuale. Ma la Dea Roma se ne frega della matematica e ha deciso di punire i maghetti neri e di cacciare i proci. Solo un miracolo poteva produrre un tale rovesciamento, ma Roma è prodiga di miracoli; non è così raro che li compia, e l'ha compiuto anche in questa circostanza. Ora non sappiamo proprio cosa saprà fare la nuova Giunta né se sarà più capace di quanto lo fosse quella della nomenklatura occupante; staremo a vedere. Una cosa però è certa: che quella gente se ne vada a casa (“andate a lavorà” cantava il nostro popolo) è un'immensa soddisfazione. E, soprattutto, è la rivincita dell'Ara Pacis. Che poi questo sia avvenuto un 28 Aprile ha un significato magico e celestiale.

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