
Allora una ragione per mitizzare quel 25 Aprile c’era; ce l’aveva quell’intera classe politica sconfitta dalla Storia e dal Fascismo, emarginata dalla Nazione, che per venti anni era passata a vita privata (ma sempre assistita dal buon Benito) o all’esilio parigino con tanto di stipendio mensile (mai accaduto in nessun altro contesto o in nessuna epoca). Uno stipendio mensile che cresceva con l’aumento della vita perché bastò che una figlia di Saragat andasse dal Duce (che riceveva…) per lamentarsi del caro-vita perché il buon Benito allargasse i cordoni della borsa. Ora quella classe politica di falliti cercava un posto al sole e lo reclamava dal nemico vittorioso al quale si era offerta ossequiosa e incurante della sorte dei suoi compatrioti. Bisognava mitizzarlo quel 25 Aprile perché si doveva creare un’aura di epos e di gloria che desse autorevolezza ai falliti di ritorno. Così intervenne la retorica intrisa di qualsiasi menzogna, al punto di capovolgere la realtà oggettiva delle cose. “L’invasore” non fu più chi ci bombardava dal mare, chi sbarcava sulle nostre belle coste, violentava le nostre donne, occupava le nostre città, ovvero il nemico di guerra, anglo/franco/americano, bensì il tedesco che pure non solo era nostro alleato ma si trovava in Italia a difendere la nostra terra, chiamatovi addirittura dal Re coniglio in persona poche settimane prima della sua ignobile fuga. E allora, sulla falsa riga di questa mistificazione, chi si era battuto contro “l’invasore”, per un sogno di libertà, in nome del tirannicidio, era nobile e da mitizzare. La sconfitta italiana, ma la sua vittoria, diventava così la festa nazionale. E il “mito” partigiano s’impadronì della cultura politica, letteraria e poi televisiva della penisola affranta.
Ora quella classe dirigente è sparita, morta di vecchiaia, dopo aver spolpato ogni bene dell’Italia e averla trascinata nella bancarotta. Che senso ha dunque continuare a celebrare il triste rito della contraffazione ed il gusto dell’odio? Immagino che alcuni nostalgici delle rivoluzioni mancate, alcuni orfani degli arcobaleni e maniaci della legge di Lynch non possano fare altrimenti, ma il resto? Non si può superare questa stucchevole retorica resistenzialista, così come in molti iniziano a chiedere? Perché delle due l’una: o si supera quest’impasse o la si celebra fino in fondo. In tal caso si accetti e si esalti la cultura partigiana, quella dell’omicidio a freddo, del mordi e fuggi in nome di un sol dell’avvenire e di un qualsiasi tirannicidio. Si riprenda quella cultura che avvelenò gli animi negli anni Sessanta e Settanta da tutte le cattedre, da tutti gli schermi e che fece presa su migliaia di giovani che finirono poi per imitarli, e si facciano allora sfilare i Brigatisti Rossi che hanno di certo molti più numeri dell’Anpi. Essi, infatti, hanno creduto alla retorica resistenzialista, ne hanno messo in atto il modello, sono insorti, hanno cecchinato, hanno ucciso. Ma, a differenza dei loro patrigni, non avevano alcun carro armato nemico da seguire... e hanno quindi perso. E hanno pagato sulla loro pelle (e ovviamente su quella di molte loro vittime) la cultura del 25 Aprile. Hanno trascorso dietro le sbarre periodi più lunghi del Ventennio mussoliniano e hanno, di certo, più titoli dei partigiani per camminare a fronte alta. Se la fronte può andare alta in marce fondate sull’odio e il rancore.
2 commenti:
Per l’Onore d’Italia
Qualcuno un certo giorno della sua vita dovette fare una tragica scelta: tradire o proseguire sapendo di morire. Questo accadde in una tragica Italia del dopo otto settembre, dopo la fuga da ladro operata da un re minuscolo in tutto e non solo nella statura; accadde che i giovani, i soldati, la gente stessa dovesse scegliere, e lo fece, con determinazione, con coraggio, con onore, senza tradire, senza imboscarsi. Dopo piu’ di mezzo secolo sarebbe naturale pensare che in un paese civile i morti avessero tutti uguale dignita’, ma non e’ cosi’ in Italia, dove la passione o meglio la fazione trasfigura tutto. Abbiamo, invece, detrattori a sinistra ed abiuri a destra.
Io ho avuto la fortuna di conoscere molti di quei “giovani” che scelsero di perdere con onore, e nei loro occhi che guardavano un orizzonte distante, perso nelle piane del Po, sul monte Cassino, sulla spiaggia di Nettuno, nei boschi del Piemonte, o scampati alla selva di Tarnova, in quei occhi non ho visto il male assoluto, non ho trovato odio, ma solo amore per la Patria. Quei giovani che morirono, occorre ricordarlo, morirono indossando un’uniforme, servendo una bandiera, e piu’ di meta’ dei soldati caduti della RSI morirono dopo il 25 Aprile 1945, ovvero in tempo di “pace”.... e’ una cifra impressionante di giovani che furono massacrati senza processo, rapiti dalle loro case (come la torinese Marilena Grill di 15 anni, unica colpa essere Ausiliaria), catturati dopo essersi arresi regolarmente, uccisi per quei gladii che portavano sul bavero, colpevoli di aver salvato piu’ gravi lutti alla popolazione, a causa di una reazione (prevedibile) durissima delle truppe germaniche.
Quei giovani giacciono dimenticati da una patria ingrata, insultati da un livore inattuale e, pur essendo stati parte belligerante riconosciuta, non godono di un ricordo ufficiale. Io vorrei che oggi, in questo 25 aprile, si avesse finalmente il coraggio di piangere tutti i morti, a nord come a sud, affinche’ il ricordo commosso e sommesso, possa dare loro l’eterno riposo. Dio e’ misericordioso e certamente piu’ generoso dell’uomo, sicuramente li avra’ accolti dopo il martirio, ora tocca ai loro connazionali.
Grazie per averci liberato, ma forse si stava meglio prima, non esistevano infatti gli stupri, le violenze quotidiane, la malasanità, l’emergenza abitativa, i mutui usurai, il lavoro precario, il grande fratello, Maurizio Costanzo e Maria De Filippi , Mastella, Beautiful etc etc… Ne valeva la pena ?!? Dopo 60 anni di retorica resistenziale, è ormai patrimonio storico, comune, che la data del 25 aprile non segnò nessuna rivolta popolare, bensì un bagno di sangue che concluse una guerra civile durata circa 3 anni. Se è innegabile che molti partigiani furono degli idealisti, è altrettanto vero che nelle loro bande militarono criminali, sanguinari, violenti. Il 25 aprile segnò una resa dei conti con la morte di numerosi innocenti, spesso uccisi per futili motivi o semplici sospetti. Le esecuzioni sommarie continuarono per parecchie settimane e si calcola che i morti siano stati diverse migliaia. E’ vergognoso inoltre che ancora oggi chi sparava alle spalle, tendendo vili imboscate percepisce la pensione di combattente, mentre invece migliaia di giovani che indossavano la divisa dell’ esercito dell’ RSI non sono riconosciuti neppure come regolari combattenti. Se la repubblica democratica ha inizio a piazzale Loreto e la Costituzione affonda le sue radici nei regolamenti di conti e nelle violenze di quei giorni, siamo davvero messi male !!!
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