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lunedì 24 marzo 2008

Il nostro Programma Elettorale (1a puntata)

“LaDestra” e “FiammaTricolore” hanno deciso di unire le proprie forze, i propri simboli e le proprie storie per candidarsi con un’unica lista ed un programma comune alle Elezioni Politiche del prossimo Aprile. Consapevoli della necessità storica per il popolo italiano di continuare ad avere nelle Istituzioni rappresentanti della storia della Destra Sociale che ne sappiano tramandare valori e principi in questa era difficile e di transizione, senza però cadere nel tranello di chi, facendosi interprete di un pensiero unico, nell’economia come in politica, commette un tragico errore unico. Riteniamo infatti che la semplificazione del quadro politico, la governabilità e la crescita del nostro Paese non risiedano affatto nella riduzione degli schieramenti politici a due soli soggetti che tendono ad assomigliarsi sempre più offrendo al nostro popolo soltanto la misera idea di un’alternanza di oligarchie e non quella di un’alternativa credibile per la risoluzione positiva dei troppi problemi che ancora affliggono la nostra Patria.


I Valori che ci uniscono in questa battaglia comune: concepire la Libertà innanzitutto come concreto esercizio di Diritti della persona, delle comunità, dei popoli in coesistenza delle dimensioni del Sacro e del Bello; le scelte individuali con le politiche per la Famiglia come "cellula fondamentale" del più vasto corpo sociale; la politica per il popolo, con il popolo e non per il potere, identificando i linguaggi e gli strumenti più adatti a ri-costruire un dialogo politico scomparso da decenni; promuovere la libertà ed il dialogo tra le religioni senza gettare benzina sul fuoco dello scontro di civiltà, scongiurando il rischio concreto di una perdita dei valori profondi della nostra civiltà, che è romana e cristiana, e affonda le sue radici nel Diritto naturale; pensare uno Stato nuovo, non più astratto contratto tra individui atomizzati ma patto tra le generazioni presenti, quelle passate e quelle a venire, comunione ereditaria tra corpi intermedi, comunità e autonomie locali, sistema delle imprese e persone; uno Stato capace di arginare il potere anonimo e senza volto delle grandi centrali finanziarie e multinazionali, dei poteri sovranazionali privi di legittimazione politica e democratica; uno Stato capace di affermare che la politica, se tale vuole essere, non può ridursi esclusivamente al rango di curatrice fallimentare dell’amministrazione.


Uno Stato che promuova la cultura della legalità e fornisca ai cittadini una giustizia finalmente rapida ed efficiente; contrastare l’idea materialista che vede il Lavoro esclusivamente in ragione della sua funzione economica, consapevoli invece che il lavoro è anche e soprattutto creazione, arte, cultura ed è intimamente radicato nei luoghi e nelle comunità locali in cui si esplica; riportare la persona, il lavoratore, al centro dei processi economici e produttivi, consapevoli che il prodotto è comunque e sempre frutto del lavoro umano e non può avere mai la medesima dignità dell’uomo che lo ha lavorato e prodotto, e che per questo vanno sì incentivati tutti i modelli che tendono a favorire forme di partecipazione del lavoratore al capitale dell’impresa; fuggire l’idea che la Vita possa ridursi al mercato, nuova forma di idolatria che caratterizza gli adepti di quell’ideologia mercatista che si va diffondendo e che rappresenta la sintesi aberrante dei peggiori presupposti del meccanicismo marxista con il substrato di fondo di certo liberismo materialista; promuovere fermamente l’ampia partecipazione del mondo femminile nella vita politica e del lavoro non solo tramite la legittima affermazione dei diritti delle donne ma attraverso un rinnovato apprezzamento di quei valori autenticamente femminili per i quali la donna è patrimonio costitutivo e fondante della società nel suo ruolo civile, culturale, istituzionale e di motore propulsivo della famiglia.


Vivere l'identità e l’appartenenza nazionale come una missione, superando lo sconfittismo e l’idea del declino, nel rispetto delle molteplici identità locali, delle tante piccole patrie che tutte contribuiscono pienamente a definirci, insieme e a fianco del sogno europeo, della naturale ambizione mediterranea e di una vocazione universale che trova le sue fondamenta nella nostra storia più antica; pensare, di fronte ai fenomeni migratori e alle necessità di sostegno di cui il mondo occidentale si deve fare carico, la costruzione di un modello anti-xenofobo che, lungi dall’essere multiculturalista, rifugga la falsa idea di facili integrazioni estranee alla cultura dei doveri, che sappia scegliere a chi offrire ospitalità per una più facile convivenza di culture e che, nel tempo, senza pretese materialiste, possa arrivare a sviluppare un forte modello di identità arricchita, sul presupposto dell’esistenza di un dato culturale ed antropologico, legato alla terra, alla sua cultura ed sua alla storia, dal quale non si può prescindere, l’identità, che va affermato non in negazione dell’identità altrui ma come presupposto necessario di relazione e di rispetto dell’altro da noi, e contemporaneamente pensare a politiche di cooperazione che aiutino le popolazioni più bisognose a restare nei propri Paesi evitando l’impoverimento e uno sradicamento carico di angosce.

1 commento:

faber ha detto...

Abbiamo recentemente scoperto che il problema del precariato si può risolvere anche secondo i suggerimenti del Cavaliere, ma qualcuno lo aveva anticipato. Ben consapevole che per la propria carriera occorre scegliere bene e cercarsi per tempo un buon 'partito'. Eh sì, gli anni passano... Più che 'fare futuro' è necessario averne…
dal BLOG http://faber2008.blogspot.com/