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martedì 25 marzo 2008

Il coraggio di parlare di politica estera

Il Tibet è accerchiato dalla dittatura comunista cinese. Decine e decine di monaci risultano forzatamente rinchiusi all'interno dei propri monasteri. Il mondo tira avanti e pensa a come saranno belle le prossime Olimpiadi, da sempre simbolo dello Sport (Sì, la esse maiuscola è voluta), relegate ad essere giocate proprio in Cina, terra "del nulla, della morte e dell'aborto, della mancanza di libertà, del pensiero unico, dello sfruttamento degli operai". Lentamente muore anche la nostra cara amata Palestina, terra "d'orgoglio, di lotta fiera ed incessante all'Occidente prolisso e vuoto, attanagliato dall'Alta Finanza". La Palestina, il Libano e l'Iraq, terre fertili ed ordinate dalle quali un tempo era possibile arginare il "fondamentalismo" islamico che invece la dittatura del sorriso sionista ha volutamente alimentato a suon di invasioni, bombe, stragi, attentati, esecuzioni sommarie. Ci ritroviamo con il primo stato islamico in Europa, ancor prima della Turchia: il Kosovo. L'inutile Europa, asservita agli Stati Uniti, ha eliminato il socialismo nazionale di Milosevic ed ha poi consegnato le chiavi dei Balcani a terroristi, trafficanti e banditi.

Il glamour che ha caratterizzato alcune esternazioni dei leaders politici di destra in campagna elettorale ha fatto sì che la politica estera, snodo principale dell'evoluzione italiana, fosse riposta nel dimenticatoio. Per paura di essere messi all'angolo ed essere tacciati di estremismo fascista non una parola sulla volgare operazione statunitense contro i critiani d'Iraq, non una parola di sgomento per l'uccisione del vescovo Caldeo, non una parola sul Tibet libero, non una parola sul ritiro delle truppe che ci costano milioni di Euro e decine di vittime innocenti (i nostri ragazzi che vanno a morire per "una guerra a stelle e strisce" voluta infrangendo ogni risoluzione mondiale), non una parola sulle lobbies sioniste, non una parola sulla Serbia sovrana (e ortodossa). Il coraggio di schierarsi vuol dire anche prendere in considerazione tutto questo e fare una scelta di campo. Noi siamo incompatibili con l'imperialismo americano, con la lobby sionista, con i gruppi di pressione europei che distruggono gli stati sovrani, siamo per la Palestina e contro ogni muro della vergogna, per l'Iraq veramente libero (dagli invasori occidentali), per il Libano multietnico e multireligioso, per il Tibet libero.

In questo breve ma splendido articolo di Massimiliano Macera il pensiero di un'intera Comunità e la presa di posizione che mancava.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Roma: manifestanti tentano di forzare blocco all'ambasciata cinese.

Centinaia in corteo per le strade del centro

ROMA (6 aprile) - Manifestazione a favore del Tibet davanti all'ambasciata cinese a Roma in via Bruxelles. Alcuni dei partecipanti hanno cercato di forzare il cordone di sicurezza creato dalla polizia per impedire l'accesso all'amabasciata per «consegnare un messaggio del Dalai Lama all'ambasciata cinese». E' dovuta intervenire la polizia per riportare la calma. La manifestazione era inziata in modo silenzioso con una preghiera dei tibetani. Il presidente della comunità tibetana in Italia, Thupten Tenzin, aveva ricordato che «oggi in tutto il mondo si svolge una giornata di raccoglimento durante i giorni terribili che si stanno vivendo in Tibet».



Corteo da Piazza navona a piazza San Marco. Nel tardo pomeriggio è partito da Piazza Navona il corteo in sostegno del popolo tibetano, diretto verso piazza San Marco. Circa 300, secondo le forze dell'ordine, i manifestanti: "Tibet libero" e "lunga vita al Dalai Lama" gli slogan urlati, mentre sugli striscioni appaiono scritte quali "free Tibet", "stop al massacro in Tibet" e "basta violenze, basta menzogne, vogliamo la verità sul Tibet".

Al corteo, preceduto dalle forze dell'ordine, si sono uniti alcuni appartenenti al centro sociale di destra "Casa Pound", ai quali, hanno riferito gli aderenti, «è stato impedito di esporre uno striscione in cui era presente il simbolo dell'associazione».

Anonimo ha detto...

"Non poteva mancare il sostegno di Casa Pound alla causa del popolo Tibetano" così afferma Gianluca Iannone responsabile dell'associazione di promozione sociale, nonchè candidato alla camera nelle liste de "La Destra-Fiamma Tricolore". Numerosi sono stati infatti i partecipanti alla manifestazione in favore della causa Tibetana. "Casa Pound sostiene da sempre i popoli che lottano per ottenere libertà e i diritti civili ispirandosi ad una visione etica della vita"continua Iannone.


E' scandaloso che un paese in stato di occupazione non possa contare sull'aiuto internazionale solo perchè la nazione occupante, la cina, è il maggior partner commerciale dell'intero occidente.


"Ringraziamo l'organizzazione Tibetana per non aver ceduto alle pressioni di un centrosinistra che cercava di monopolizzare anche a discapito della scarsa partecipazione e immemori di aver sfilato in piazza in favore dei compagni cinesi fino a poco tempo fa. Conclude Iannone ricordando che nell'indifferenza generale sono stati, dal 1943, distrutti dalla dittatura oltre il 90 % dei luoghi di culto Tibetani e uccise oltre un milione di persone. A chi si chiede se la partecipazione di oggi abbia a che fare con la campagna elettorale, ricordiamo che Casa Pound sostiene da anni la causa del popolo Karen a fianco di Popoli,associazione umanitaria che ha realizzato in quella terra, perseguitata dal governo Thailandese, più di quanto abbia fatto l'ONU.