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mercoledì 16 aprile 2008

Stefano e Virgilio, trentacinque anni dopo

I fratelli Mattei, figli di Mario, il netturbino ai quei tempi Segretario di sezione del Movimento Sociale Italiano, il 16 Aprile 1973 bruciarono vivi nel rogo appiccato alla loro abitazione di Primavalle, "un quartiere rosso che tale doveva restare", dagli estremisti di “Potere Operaio”: si chiamavano Stefano, di otto anni, e Virgilio di 22. Erano anni bui, di tensione e di forte contrapposizione, dove l’odio regnava sovrano, si respirava aria di burrasca e gli episodi di intolleranza e di delinquenza erano all’ordine del giorno. Per le frange estreme di sinistra, pensate, uccidere un “fascista” non era reato, e manifestare idee contrarie al vento della contestazione estremistica di sinistra era spesso molto pericoloso. Erano gli anni in cui si ammazzava il Commissario Calabresi, si formavano le bande armate rivoluzionarie e si rinfoltivano le truppe delle Brigate Rosse, ma anche dei Nar e di altre organizzazioni estremiste di destra, meno radicate ma altrettanto pericolose e violente. Imperava la connivenza tra delinquenza politica e comune, le rapine finanziavano i “proletari armati” e figure come quella di Cesare Battisti non erano isolate e trovavano, in caso di necessità, comoda e facile ospitalità oltralpe, soprattutto nella vicina Francia.

Sembra passato un secolo da allora: a distanza di tanto tempo il ricordo di questi martiri della Destra è rimasto, specialmente dopo aver profanato e vilipeso la memoria delle loro vittime con le farneticanti dichiarazioni rilasciate negli ultimi anni per bocca di Achille Lollo a numerosi organi di stampa. I tre infami assassini di Primavalle, approfittando della ribalta della cronaca, non si sono lasciati sfuggire l’occasione per rilanciare candidamente l’amnistia, affermando di non essere i soli componenti del commando che quella notte assalì la casa dell’allora “modesto segretario” (parole di Lollo) del M.S.I. di Primavalle e coinvolgendo, a distanza di oltre trenta anni, anche altri tre esponenti di “Potere Operaio” su cui è regnato fino ad oggi il più rigoroso riserbo! Lollo, Clavo e Grillo si dicono addirittura estranei al rogo, addebitando la responsabilità ai Mattei, che avrebbero “architettato” il tutto per specularvi politicamente! Non si può che esprimere rabbia e disgusto per queste dichiarazioni quanto mai inopportune, convinti che, l’unica amnistia che può essere loro concessa è la galera! Non solo perché, per più di trent’anni, hanno goduto dell’impunità più totale, non avendo scontato nemmeno l’irrisoria condanna per incendio doloso; non solo le loro condanne sono state vergognosamente archiviate, come se la giustizia debba fare il suo corso solo in un determinato lasso di tempo alla scadenza del quale delitti, stragi e omicidi è opportuno che vengano riposti nell’armadio insieme a tutti gli altri scheletri che gravano e graveranno sempre sulla coscienza di coloro che sapevano ma hanno taciuto.

La ragion di Stato ha fatto in modo che su tali efferatezze non venisse mai gettata una lama di luce che innescasse il decorso della giustizia ma, addirittura, dopo aver insabbiato tale tragedie, in stretta collaborazione con toghe rosse, politici e varie Istituzioni ha consentito a cotanti assassini una sorta di immunità, tale da concedergli il lusso di canzonare i famigliari delle loro vittime e di infierire sulla loro memoria con farneticazioni tipo quelle a cui ha dato accesso Lollo due anni fa da Bruno Vespa su RaiUno, affermando che “la casa i Mattei se l’erano incendiata da soli, così da inscenare un attentato che si sarebbero poi rivenduti politicamente”. Vergognosa e riprovazione per un sistema che anziché mirare alla tanto millantata pacificazione nazionale di cui in questi ultimi tempi si è fatto un gran parlare non fa altro che gettare sale su ferite che giammai potranno rimarginarsi a meno che coloro che le hanno inferte non paghino. Non è concedendo indecenti interviste ad assassini rifugiati in Brasile, che vigliaccamente si permettono il lusso di schermire i morti, i loro familiari e il pubblico da casa arrivando addirittura a mendicare la grazia in diretta televisiva… non è così che si rende giustizia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Onore a chi è morto per un ideale, massimo disprezzo per chi ha compiutò un gesto di una viltà unica.

Stefano e Virgilio Presenti

Anonimo ha detto...

PER LORO!
c.m.c. 451


Eja!