Borsellino aveva un forte rapporto con la morte; era presente in ogni parte della sua vita. Temeva per gli altri, per la sua famiglia, per i ragazzi della scorta. Era molto protettivo con i suoi collaboratori e con la sua famiglia. Parlava spesso della morte un po’ per scherzarci sopra un po’ per ricordarsi sempre che non è poi così lontana. “Se muoio adesso, il mio compito l’ho svolto”. Aveva visto morire molte persone, uomini di valore morale ed intellettuale, e sapeva benissimo di non essere esente da una fine simile. Eppure a volte scherzava con la morte, se ne prendeva gioco, ci rideva sopra con un unico cruccio: quello di aver preparato i propri figli ad affrontare la vita.
Vogliamo ricordarlo con questa frase: “Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell’aldilà. Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento... Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno”. Con il giudice perdono la vita gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto ad essere uccisa in un attentato di mafia. Il loro ricordo resta sempre con Noi.
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