Quando lo strano caso scoppia, al mattino, il dibattito politico è già ampiamente in corso per la proposta del Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di intitolare una strada in città ad Almirante, ostacolata dal secco no degli ebrei romani. In Aula é il deputato del Pd Emanuele Fiano a chiedere a Fini di pronunciarsi sulle posizioni espresse nel 1942 dal leader missino sulla rivista della quale era vicedirettore, imponendo “un altolà al meticciato e all’ebraismo” ed istigando a fare del “razzismo cibo di tutti e per tutti”. Il Presidente della Camera replica deciso e senza reticenze: “Posso dire, senza esitazioni, che sono frasi vergognose, che esprimono un sentimento razzista”, scandisce Fini, forte delle numerose revisioni storiche compiute nel tempo, dello stretto rapporto con la Comunità Ebraica, della storica visita in Israele e delle condanne ribadite fino al punto di catalogare come “male assoluto” le persecuzioni razziali volute dal fascismo.
Ma mentre clamore e frastuono per tutto il giorno montano, a sera, nel silenzio ovattato della Sala della Lupa a Montecitorio, Almirante viene solennemente commemorato da Fini a vent’anni dalla scomparsa, di fronte a Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Luciano Violante, Fausto Bertinotti ed a tutta la comunità della destra riunita, dai militanti semplici fino a vari Ministri, Sottosegretari e Parlamentari in grisaglie. E’ qui che Fini bilancia le parole forti pronunciate al mattino, e dipinge il leader missino, “marginalizzato e anche perseguitato dalla politica italiana”, come un protagonista del ‘900, un padre della democrazia italiana “rimasta solida e non scivolata nel baratro della guerra civile” anche grazie a lui, oltre che ad uomini come Aldo Moro ed Enrico Berlinguer. Almirante “intuì il valore della pacificazione nazionale”, lo onora Fini, suo delfino e ora terza carica dello Stato. Prima dissacra, poi ha la spudoratezza di commemorare. E questo sarebbe un uomo d’onore? No! Solo uno spregevole opportunista!
1 commento:
Bisognerebbe domandarsi cosa sarebbe l'Italia e cosa sarebbero lor signori tutti se non ci fosse stato il fascismo. Pensiamoci...Prodi non avrebbe potuto svendersi le proprietà dell'IRI (ente fascista), o a distanza di 70 anni aggiustare un poco i conti facendo confluire la liquidazione (altra legge fascista), nei fondi pensione. Cioé questa canaglia parlamentare ancora oggi fa cassa cercando di tamponare i danni che combina con le risorse e le infrastrutture create decenni fa dal Fascismo. E poi non saprebbero che dire...in uno scenario politico sempre più innocuo, annacquato liberista e moderato non rimane altro valore che il cosiddetto antifascismo, ed eccoli tutti lì, Fini compreso, a ripetere a pappagallo le solite cose da 20 anni "antifasicmo, valori della resistenza, libertà, democrazia, partecipazione, pacificazione, memoria bla bla bla" con la stessa convinzione con cui un cantante dei tanti canta "d'amore" a San Remo. Noiosi!
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