Com’è stranoto a tutti, l’Italia, o meglio qualche italiano di belle speranze, ha provato a mettere in piedi una sorta di rivoluzione giacobina del terzo millennio. Riuscendoci, ma solo in parte. In fondo è sotto gli occhi di tutti che il giochetto del bipartitismo puro non è riuscito. Il PdL da solo non va da nessuna parte. Il colosso dai piedi d’argilla, che si appresta a nascere da strane alchimie, è tutto fuorché la panacea dei mali nazionali. E non lo è perché senza la Lega Nord, senza il prefisso telefonico dell’Mpa, non avrebbe i numeri. Stessa cosa vale per l’altro golem: il Pd del Veltron perdente. Senza il “valoroso” Di Pietro rimane incollato a terra. Da notare che ambedue i partiti che erano andati all’assalto della Bastiglia romana sono incappati nel periodo del Terrore dove Bossi e Di Pietro rappresentano Robespierre e Danton. Ovvio che a Palazzo Grazioli e a loft del Circo Massimo auspicano l’arrivo di un Napoleone. Io che invece sono vandeano diffido di certi "Imperatori". Ma chi sarà il Napoleone che instaurerà l’Impero? Di sicuro non è Walter l’africano. Anzi, probabilmente, sarà l’agnello sacrificale. Il capro espiatorio di tutti i mali di questa democrazia decadente che si avvia a grandi passi verso l’oligarchia. I sacerdoti del sacrificio? Manco a dirlo: Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema, sempre più in odor d’inciucio verso la gloria eterna del vero compromesso storico. Il Cavaliere sull’agognato Colle e Baffino alla guida di un governo di unità nazionale. Sempre per il bene del Bel paese ovviamente. Uno scenario fantascientifico? Tutt’altro. Una scena plausibile tra Settembre e Dicembre con varo nel 2009. Dopo le Europee ovviamente. I rumors, le voci di corridoio, ci sono tutte e difficilmente sbagliano. In questa sequenza tragica per la democrazia e la vita politica nazionale c’è qualcuno che afferma che i sotterfugi e gli inciuci non esistono ed è stato dimostrato dal voto. Io credo esattamente il contrario. Gli italiani, seppur martellati, mai quanto ora, neppure nel 1948, con la boiata del voto utile, hanno fatto capire chiaramente che del bipartitismo se ne fregano. Se ne sono fregati 14 milioni di non votanti. Se ne sono strafregati 1 milione circa di elettori de “LaDestra” che non hanno votato una persona ma un simbolo, un’appartenenza, un’idea (perché gli uomini, e le donne, passano, le idee invece restano… è bene ricordarlo). Se ne sono strafregati gli elettori della Lega, dell’Italia dei Valori, dell’Mpa, della “Sinistra arcobaleno”. E allora dov’è quest’Italia che ha scelto il bipartitismo? Se la politica si fa con i numeri, a ben guardare, i numeri non ci sono proprio. Gli italiani sono stanchi degli scontri tra partiti? Mah, forse qualcuno sta vivendo un film diverso da quello che viene trasmesso. Forse qualcuno vive una realtà propria, che non è certo quella delle centinaia di migliaia di famiglie che non ce la fanno ad arrivare alla terza settimana, che non va in vacanza, che è strangolata dai mutui, che non riesce più a comprare nemmeno un paio di scarpe.
Forse qualcuno guarda solo al proprio interesse. Per carità è legittimo. Sarei ipocrita a pensare il contrario. Ma viva Dio siamo tutti diversi. E ne “LaDestra” c’è qualcosa che accomuna la stragrande maggioranza degli iscritti e degli elettori: la fedeltà ad un ideale, che si modernizza e non si fossilizza, che ti fa guardare al futuro ma senza il torcicollo. Ma soprattutto la voglia e la volontà di non essere una rotellina di un ingranaggio ben più grande che è e sarà il PdL. Se lo si voleva essere lo avremmo fatto prima, senza uscire da Alleanza Nazionale. Non ce ne sarebbe stato bisogno alcuno. Si fa un gran parlare in questi giorni da parte di alcuni, che mai hanno parlato così tanto per rappresentare il partito, di momenti inevitabili, imprescindibili ma forse solo per loro. Perché un Partito come “LaDestra” dovrebbe partecipare al momento solenne della morte della politica e fondersi all’interno di un contenitore dove è presente tutto e il contrario di tutto? Ma dove sta scritto? Ma chi l’ha detto o pensato mai?
Personalmente non ho mai amato le confluenze in altri partiti. Specialmente se a capo di questa novella formazione c’è chi ha mire “napoleoniche”. Certo, la mia formazione politico-culturale tende ad un concetto imperiale del pensiero. L’importante che il nuovo imperatore sia qualcuno come Ottaviano Augusto, Traiano o Marco Aurelio. Ma sinceramente all’orizzonte non se ne vedono. Quindi preferisco rimanere dove sono, magari alleandomi con chi aspira all’Impero. Ma l’alleanza è cosa ben di versa dall’annessione o dalla fusione. E’ ben altra cosa. E poi, bisogna essere in due almeno per fare delle alleanze. E questo sembra che qualcuno l’abbia dimenticato. O, forse, non ha mai compreso cosa significhi essere di Destra. Essere di Destra non vuol dire rimanere ghettizzati o ancorati ad un passato ormai lontano. Essere di Destra vuol dire arrivare a governare. Ma essere di Destra vuol dire anche non dover governare a tutti i costi, svendendo se stesso anima compresa. Essere di Destra vuol dire saper anche rinunciare a poltrone ed incarichi, a maggioranze e prebende. Essere di Destra vuol dire avere una dignità da difendere. Essere di Destra vuol dire non tradire quel milione di italiani che ci hanno votato perché eravamo fuori dagli schemi, eravamo diversi da chi propugna un pensiero debole ed unico. Confluire in un contenitore di plastica, che si scioglierà come neve al sole il momento in cui non ci sarà più il suo unico anfitrione, mentore, promotore, vorrebbe dire buttare alle ortiche millenni di storia, tradizioni, cultura. Questa responsabilità noi non ce la prendiamo. Certo, chi non crede in questa Destra, chi non è di Destra, chi pensa che sia realmente possibile che il PdL governerà per i prossimi 15 anni, è libero di andare. Nessuno lo tratterrà. L’importante e che si finisca questa farsa, questa commedia degli equivoci, che sta facendo ridere l’Italia intera. Si abbia il coraggio di scegliere, di prendere decisioni. Chi viene da lontano, chi viene dal MSI o da altre formazioni di destra di scelte ne ha fatte tante nella vita, spesso dolorose, ma non ha mai tradito i propri ideali. Forse perché un tempo gli ideali c’erano davvero e per essi si moriva anche. Per essi si rischiava in prima persona. Oggi che la politica è cambiata non si muore più per la politica né si rischia la galera per le proprie idee. Oggi che la politica è cambiata si “combatte” per un posto in Parlamento o in un Consiglio d’Amministrazione, alla Regione o in una municipalizzata. Anche quella è politica… ma non è la Politica. E’ una parte di essa, la più deleteria. Pd e PdL rappresentano questo! Forse sarà per questo che gli Italiani non lasceranno mai che si instauri nel Bel Paese un bipartitismo monolitico. Forse sarà per questo che gli Italiani continueranno a votare Lega, Destra, Italia dei Valori, Socialisti, Rifondazione Comunista. Forse sarà per questo che Pd e PdL avranno necessariamente bisogno dei cosiddetti “piccoli”. Sempre e comunque. Sarà per questo che preferisco morire da camerata piuttosto che da democristiano. Utopia? Vivere fuori dal mondo? Non capire dove va la politica? Affatto. Solo consapevolezza di quel che avverrà. Per questo farò come quel cinese, non comunista, che si mette seduto sulla riva del fiume e attende… in fondo… “la storia mi darà ragione”.
Stefano Schiavi per www.ladestranews.it
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