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domenica 10 agosto 2008

Non dimentichiamoci di Taiwan!

A due giorni dalla bellissima Manifestazione di Roma, svoltasi in contemporanea con l’apertura dei Giochi Olimpici di Pechino 2008, cui hanno partecipato militanti di “Gioventù Italiana” provenienti da ogni regione, significativo atto di civiltà superiore volto a proseguire una battaglia che certo non avrà riscontro elettorale ma contribuirà ad una purificazione morale intenta a sancire la diversità morale della nostra area di appartenenza, vorrei aprire un'altra parentesi, decisamente più importante rispetto al relativismo nichilista di alcuni attivisti che s’inseriscono in un gruppo senza avere un minimo di credo e di partecipazione.

Parlo nello specifico della questione “Diritti Umani”, in particolar modo dell’Autodeterminazione dei Popoli, un diritto che la Cina non si limita solo ad infrangere bensì ad ignorare completamente! Tale questione, infatti, oltre ad interessare le repressioni in Tibet, che rivendica la propria indipendenza da anni, riguarda i fratelli di Taiwan, che dal ‘45 sono in uno status quo che, da una parte, impedisce loro il riconoscimento dell’ONU come Nazione a sé stante, dall’altro nega la possibilità, qualora decidessero di riunificarsi con la Cina, di conservare la Libertà e la Democrazia ottenuta in 63 anni, ossia da quando i Camerati del Kuomintang si rifugiarono nell’isola di Formosa (Taiwan) per sfuggire all’egemonia maoista che invase all’epoca la Cina.

Oggi Taiwan è un Paese moderno e democratico in cui due partiti si alternano alla guida del Governo. Da una parte ecco gli eredi del Kuomintang, che per amore della Patria e spirito di unità vorrebbero riunificarsi con i fratelli della terraferma, dall’altra ci sono i demo-progressisti, che, con maggior realismo, sono consapevoli che non potrà mai esserci una reale libertà riannettendosi alla Repubblica Popolare Cinese indi per cui portano fermamente avanti la richiesta dell’Indipendenza. Oltre a Taiwan c’è poi da ricordare il Turmekistan Orientale, provincia in cui la minoranza musulmana richiede da tempo, considerando anche le differenze culturali rispetto al resto della nazione, l’autonomia totale rispetto a Pechino, la Mongolia Meridionale in cui le rivolte indipendentiste vengono sedate ogni anno in un mare di sangue ignorato dai notiziari e dall’opinione mondiale, delle province a maggior concentrazione delle minoranze cristiane costrette alla stregua dei ribelli di Vandea o degli antichi cristiani a professare la loro religione ed i riti nascoste all’autorità cinese.

I giovani della Destra Sociale italiana, che dai tempi del “Fronte della Gioventù” si battono per l’Autodeterminazione dei Popoli, intendono rinnovare questa lotta, sotto le vesti di “Gioventù Italiana”, al fine di dare non solo Solidarietà a tutti quei popoli che rivendicano una diversità identitaria rispetto alla supremazia di uno Stato totalitario (mostrando così fasulle le accuse di razzismo e xenofobia il più delle volte attribuiteci) ma soprattutto per difendere quel valore che per un giovane dal cuore che batte a Destra è la cosa più sacra: l’Identità Nazionale. Un principio che va al di sopra pure dell’Identità Politica, un Diritto che un giovane militante reputa sacro anche per chi non appartiene alla sua Comunità, una ragione di Lotta da cui non ci si può tirare indietro. Questo è un appello, a tutti quei ragazzi che appena sentono parlare del loro Paese, o vedono il Tricolore gonfiarsi al vento, sentono palpitare il cuore, sentono una lacrima scivolare sul viso e reputano cosa sacrosanta rivendicare il diritto di dire “IO ESISTO!”. Un gruppo i cui membri trovano in esso quel senso di Appartenenza che consumismo e relativismo hanno da tempo atrofizzato ma che mai potranno cancellare del tutto.

Ruggero Cipolla per www.gipl.splinder.com

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