
Milioni di persone nel mondo patiscono la sete. Anche in Italia, nonostante il nostro Paese sia ricco di risorse idriche, ben otto milioni di cittadini non hanno accesso all’acqua potabile e diciotto milioni bevono acqua non depurata, questo in gran parte per colpa di una rete idrica che perde lungo il suo corso mediamente il 37% della disponibilità, con punte che superano l’80% nel meridione. Da molti anni sono però quasi spariti dalle voci di bilancio pubblico gli investimenti per nuovi acquedotti e per la manutenzione degli esistenti con il risultato che ora servirebbero 62 miliardi di Euro, più o meno come dieci ponti sullo Stretto.
Eppure l’acqua è il bene primario per eccellenza. Le civiltà del passato, come Roma, hanno realizzato acquedotti imponenti per poter portare questo bene nelle città, per renderlo accessibile a tutti i cittadini e gratuitamente. L’acqua del Sindaco, come molti chiamano oggi quella che esce dal rubinetto domestico, non è più gratuita, anzi le sue tariffe sono fin troppo salate, ma fino a pochi anni fa nessuno poteva immaginare che presto potrebbe diventare un prodotto di consumo, detenuto da privati, da speculatori, da gente che baderà solamente al profitto.
Il Senato ha votato ieri la conversione in legge del Decreto art. 15 con il quale si privatizzano tutti i rubinetti d’Italia. Verranno praticamente liquidate le S.p.A. a totale capitale pubblico e stabilito il tetto alla partecipazione pubblica al trenta per cento, facendo cadere così anche l’ultima giustificazione di chi ha sostenuto che con il 51% delle azioni il controllo maggioritario del pubblico era assicurato. I Comuni potranno però partecipare come "privati" alla prima gara. Un’assurdità perché i Comuni sono obbligati a mettere a gara le proprie azioni salvo poi ricomprarle, così indebitandosi e certamente attingendo a prestiti bancari. Ora il Decreto deve andare alla Camera e la battaglia perciò non è ancora teoricamente chiusa, ma visto l’atteggiamento compatto del centrodestra e le poche voci discordanti all’interno del Pd i giochi sembrano già fatti.
Questo è un vero attentato ai diritti dei cittadini italiani. Non possiamo accettare passivamente questa violenza. E’ vero, l’assurda febbre privatizzatrice ha già fatto molti danni in Italia, ma questo non deve rendere gli Italiani insensibili davanti a questa nuova offensiva contro di loro: l’acqua è troppo importante per poterla perdere senza combattere. Invitiamo, quindi, tutti a mobilitarsi, ad informare coloro che non sanno, ad inondare di mail e lettere di protesta le sedi istituzionali, le sedi di partito e perché no anche il Quirinale, affinché il Presidente non firmi questo provvedimento giudicandolo anticostituzionale. Anche perché l’art. 32 afferma che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività ed il mancato diritto certo all’utilizzo dell’acqua viola certamente questo articolo.
Eppure l’acqua è il bene primario per eccellenza. Le civiltà del passato, come Roma, hanno realizzato acquedotti imponenti per poter portare questo bene nelle città, per renderlo accessibile a tutti i cittadini e gratuitamente. L’acqua del Sindaco, come molti chiamano oggi quella che esce dal rubinetto domestico, non è più gratuita, anzi le sue tariffe sono fin troppo salate, ma fino a pochi anni fa nessuno poteva immaginare che presto potrebbe diventare un prodotto di consumo, detenuto da privati, da speculatori, da gente che baderà solamente al profitto.
Il Senato ha votato ieri la conversione in legge del Decreto art. 15 con il quale si privatizzano tutti i rubinetti d’Italia. Verranno praticamente liquidate le S.p.A. a totale capitale pubblico e stabilito il tetto alla partecipazione pubblica al trenta per cento, facendo cadere così anche l’ultima giustificazione di chi ha sostenuto che con il 51% delle azioni il controllo maggioritario del pubblico era assicurato. I Comuni potranno però partecipare come "privati" alla prima gara. Un’assurdità perché i Comuni sono obbligati a mettere a gara le proprie azioni salvo poi ricomprarle, così indebitandosi e certamente attingendo a prestiti bancari. Ora il Decreto deve andare alla Camera e la battaglia perciò non è ancora teoricamente chiusa, ma visto l’atteggiamento compatto del centrodestra e le poche voci discordanti all’interno del Pd i giochi sembrano già fatti.
Questo è un vero attentato ai diritti dei cittadini italiani. Non possiamo accettare passivamente questa violenza. E’ vero, l’assurda febbre privatizzatrice ha già fatto molti danni in Italia, ma questo non deve rendere gli Italiani insensibili davanti a questa nuova offensiva contro di loro: l’acqua è troppo importante per poterla perdere senza combattere. Invitiamo, quindi, tutti a mobilitarsi, ad informare coloro che non sanno, ad inondare di mail e lettere di protesta le sedi istituzionali, le sedi di partito e perché no anche il Quirinale, affinché il Presidente non firmi questo provvedimento giudicandolo anticostituzionale. Anche perché l’art. 32 afferma che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività ed il mancato diritto certo all’utilizzo dell’acqua viola certamente questo articolo.
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